venerdì 30 novembre 2012

Dove viviamo? Cosa guardiamo?


Guardo Matteo Renzi in TV -ultimamente è come il prezzemolo- e mi rendo conto che dopo il ventennio berlusconiano, il paese è molto più lacerato, stanco, rabbioso ma sopratutto, cosa più importante, terribilmente sfiduciato nei confronti delle istituzioni, della classe politica e della società stessa di quanto potessimo immaginare.

I grotteschi e agghiaccianti fatti di cronaca, che tutti noi ricordiamo bene, apparsi a gran foga su Repubblica e su tutti gli altri quotidiani hanno lasciato pochi dubbi sul degrado, la decadenza, l'opulenza, la pochezza, la superficialità e il nichilismo dell'élite della classe dirigente italiana, dei suoi giullari e le sue cortigiane. Quanto poi questo sia semplicemente un riflesso della società italiana nel suo complesso è una questione che lasciamo discutere ai vari sociologi e politologi, sicuramente molto più qualificati di me per stabilirlo.

Arriva il turno di Mario Monti. Prende posto a palazzo Chigi con un colpo di scena, anzi, a colpi di spread. Ricordo benissimo quei giorni, i giorni in cui il castello di carte  costruito da Berlusconi vacillava, ad ogni spiffero che arrivava dalle bocche di economisti, riviste di settore, giornalisti e vaticanisti. Giorni in cui piano piano prendevo coscienza del fatto che ahimè, quella poca sovranità che il popolo italiano aveva ancora, nel bene e nel male visti i precedenti, nei confronti della macchina governativa sfuma e si dissolve nel cielo di Roma. Succede così, che tra le urla e gli slogan di chi si sente liberato dal "giogo" che Berlusconi ha imposto al paese per mantenere intatti i suoi interessi privati, un altro pezzo nel puzzle della democrazia viene tolto, palesando -se mai ce ne fosse stato bisogno- il fatto che che le banche, la finanza, le agenzie di rating e i broker tengono il mondo per i coglioni plasmandolo a misura di guadagno. 
  
Così, alle primarie del PD si candida a segretario di partito colui che una parte di italiani aspettava già da un paio di anni. Trattasi di Matteo Renzi da FIrenze. Non un fenomeno ma parla di politica, in modo accessibile e di argomenti sensibili. Faccia da pescivendolo e sfrontatezza nei confronti del panorama politico attuale. Ebbene, da quanto tempo non si parla di politica reale nel nostro bel paese?

Nulla di nuovo sotto il sole, ci troviamo di fronte a un Berlusconi look-a-like che non parla di figa pubblicamente, più o meno. Solo argomenti che possono toccare le corde degli elettori e autocritica pesante nei confronti del suo partito.

Il punto è: viviamo in una società parallela, dove i significati vengono distorti, le consapevolezze sociali vengono represse e le ingiustizie vengono giustificate con l'impossibilità di fare altrimenti. Al primo segno di quasi normalità sembra di avere un incontro ravvicinato del terzo tipo. 

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